dicembre 2024.

2 DICEMBRE, ROMA (ITALIA).

Ore 10 Presidio davanti all’Ambasciata ucraina di Roma

via Monte Pramaggiore 13

A novembre eravamo davanti al Consolato ucraino di Milano, il 2 dicembre saremo davanti all’Ambasciata ucraina di Roma per ribadire che rifiutarsi di combattere non solo è giusto, ma è l’unico modo per evitare un disastro globale per l’umanità intera. Contro le frontiere chiuse per impedire la fuga di chi si ribella, dalla parte di chi si rifiuta di morire per la patria e di chi cerca di ostacolare la macchina della guerra ovunque, in Ucraina, in Italia, come nel resto dell’Europa e del mondo.

3 DICEMBRE, ODESSA (UCRAINA).

Uso incrociato di spray in un ennesimo conflitto in strada tra un reclutatore dell’esercito e un uomo.

4 DICEMBRE, (ITALIA).
La stampa occidentale non può più tacere. Si continua a parlare in modo crescente dell’ipotesi di crollo del fronte, salvo che il conflitto venga “congelato”.
In questo articolo dai toni sorprendentemente disfattisti vengono ripresi gli scritti di Assembly, per affermare che «la fuga del personale delle Forze Armate ha ormai assunto il carattere di una valanga». (…) Lo scorso mese, su un grattacielo alla periferia di Kharkiv, in Ucraina orientale, è improvvisamente comparso uno strano slogan: «I fucili – diceva – puntateli contro coloro che ve li hanno messi in mano». La frase, dal gradevole retrogusto eversivo, sarebbe certamente piaciuta agli ex soldati russi Vyacheslav Trutnev e Dmitry Ostrovsky, che dopo aver disertato dall’esercito di Putin, a inizio ottobre, hanno scritto e diffuso via social la seguente canzone rap: «Me ne frego se mi chiamano traditore/ non ho perso la mia dignità/ Aiutiamo le nostre madri/ mettiamolo in culo ai nostri comandanti».

14 DICEMBRE, (UCRAINA).

Il corrispondente militare ucraino Yury Butusov sui dettagli dello “scandalo” nella 155ª Brigata “Anna di Kiev”, addestrata in Francia, il cui comando è stato recentemente rimosso. Lo scandalo è iniziato dopo che l’esercito russo ha sfondato a sud di Pokrovsk. Secondo Butusov, il comando ucraino ha deciso di rimpolpare la brigata con persone reclutate con la forza e senza alcuna formazione adeguata.

“Diverse migliaia di persone sono state arruolate nella brigata letteralmente dalla strada, i cosiddetti “busificati” (gli uomini rapiti in strada dall’esercito con bus e minivan). Queste persone sono state vestite in uniforme ed è stato dichiarato che si trattava di una brigata a tutti gli effetti”. Butusov ha specificato che più di mille persone sono diventate SZCh (“chi abbandona la propria unità senza autorizzazione”).

La responsabilità per quello che è accaduto con questi “busificati” è stata attribuita al comandante della brigata, che è stato rimosso”, ha aggiunto.

16 DICEMBRE, ODESSA (UCRAINA).

Un gruppo di donne attacca i poliziotti contro la mobilitazione alla guerra al mercato Privoz di Odessa. Dichiarazioni ufficiali affermano che la polizia ha fermato un’auto Ford per un controllo e ha scoperto che l’autista era ricercato ai sensi dell’articolo 408 del Codice penale (diserzione).

L’uomo si è comportato in modo aggressivo: ha urlato, ha resistito agli agenti di pattuglia e ha cercato di scappare. Gli ispettori, in conformità con la legge, hanno informato l’autista dell’arresto e hanno usato manette e forza fisica contro di lui per garantire la sicurezza. Durante l’arresto, diverse donne hanno ostacolato il lavoro della polizia. Gli ispettori hanno cercato di spiegare loro la legalità delle loro azioni e di avvertirle delle conseguenze dell’ostruzione, ma il loro richiamo all’ordine non ha avuto effetto“.

16 DICEMBRE, (ITALIA).

In onda su Radio Blackout la puntata_zero di Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.

La guerra-informe e il rifiuto radicale.

Cercare di fissare la forma della guerra è oggi evidentemente impossibile, non perchè la guerra sia sparita, benchè nei termini del Diritto ne si nasconda il nome pur affermandone l’incontestabile giustizia. Al contrario, all’interno di un regime di emergenzialità permanente, è proprio una “guerra-informe” a svelarsi sempre più sfacciatamente ai nostri occhi come ubiqua, fondamento e orizzonte dei complessi scientifici-militari-industriali capitalisti in cui viviamo, tanto nei termini di guerra militare, quanto in quelli di guerra civile.

Quali sono i cambiamenti sopraggiunti tra gli anni Novanta, in cui si affermò una nuova grammatica dello ius bellum, e l’attuale situazione in cui la guerra militare di certo non è occultata, mentre la guerra civile si manifesta anche dentro alle mura erette dalla culla della civiltà e del progresso? Qual è il significato profondo della “dottrina della deterrenza nucleare”? E che cosa può significare oggi disertare?

17 DICEMBRE, MOSCA (RUSSIA).

Il generale russo Igor Kirillov, comandante delle truppe di difesa nucleare, chimica e biologica delle Forze armate, è stato ucciso in un attentato a Mosca, insieme al suo assistente. Lo riporta la Tass. A ucciderli è stata l’esplosione di un ordigno piazzato in un monopattino elettrico in viale Ryazansky, nel sudest della capitale russa.

I servizi di sicurezza ucraini hanno rivendicato la responsabilità della sua morte. Il Comitato investigativo russo ha denunciato il fatto come “terrorismo”. E il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitrij Medvedev, ha minacciato un’imminente vendetta.

18 DICEMBRE, TORINO (ITALIA).

Gli studenti si oppongono all’accordo tra Università di Torino e Thales Alenia Space, azienda centrale nell’economia di guerra. Questa punta di diamante dell’industria dell’aerospazio è parte del progetto di “Città dell’aerospazio” a Torino, laboratorio sinergico tra Università, Industria e NATO.

19 DICEMBRE, VENEZIA (ITALIA).

Ore 11.30 Corteo contro la guerra, contro la Leonardo S.p.a. “La guerra non è una questione tra le molte, ma l’orizzonte dentro al quale viviamo. Dobbiamo partire da questa consapevolezza. E fare dei tentativi, per provare ad essere sabbia negli ingranaggi della macchina bellica. Solo così la guerra si può fermare. Per chi vuole essere parte di questo tentativo, ci vediamo a Tessera.”

Cariche e scontri al presidio in corso dalle 11 contro la Leonardo Spa a Tessera (Ve). Durante una delle cariche del blocco di una rotonda un compagno è stato portato via dalle guardie che ora stanno chiudendo i compagni a panino. Il blocco della strada che porta alla Leonardo e anche all’aeroporto “Marco Polo” continua.

14.45 – Il compagno fermato, che era stato portato in questura a Venezia, è stato rilasciato con denuncia per resistenza. Nel frattempo a Tessera fin’ora i bus per l’aeroporto di Venezia “Marco Polo” hanno dovuto per forza tornare indietro e i turisti a piedi con i trolley sotto la pioggia si fanno 1 km a piedi. Il blocco ha sicuramente creato disagio anche alla logistica e al cambio turno delle 14 della Leonardo Spa. Questa zona è di alto interesse strategico, vicino si trova il porto di Marghera, uno dei principali snodi logistici dell’economia di guerra in Italia.

15 – Il blocco defluisce.

 

Una prima diretta a Radio Blackout sul blocco contro la sede di Tessera (Venezia) dell’azienda di Stato Leonardo Spa.

Il blocco si è preso uno svincolo stradale in grado di portare danno tanto alla logistica e al cambio turno della prima produttrice di armi per profitto in Italia e nell’Unione Europea, quanto al vicino aeroporto “Marco Polo”, centrale per il turismo in laguna. Il dispiegamento poliziesco ha agito in maniera muscolare, a sancire l’importanza strategica per lo Stato di quell’area. Va ricordato che a pochi chilometri si trova anche Marghera, dove è situato il Porto, snodo logistico da cui transitano navi cariche di armi, e dove ha sede Fincantieri, fabbrica di morte non solo al suo esterno, ma anche al suo interno. E’ di qualche mese fa la morte di Islam, lavoratore bengalese caduto mentre veniva sfruttato da una delle sue ditte di appalto.

Блокада штаб-квартиры военной корпорации “Leonardo” в Тессере (пригороде Венеции возле аэропорта “Марко Поло”), которая была организована неформальными анархистами из Венеции и в ходе которой произошло задержание полицией одного из товарищей анархистской инициативы “campiselvaggi”.

DICEMBRE, KHARKIV (UCRAINA). 

Dal canale YouTube ucraino "Ua_defenders". 
Pressochè l'intera 2a compagnia del 152° battaglione della 117a Brigata di difesa territoriale ha abbandonato le posizioni senza permesso, in zona Kupyansk nella regione di Kharkov. 

Il comando aveva dichiarato: "Non ci interessa quanti di voi torneranno vivi, la cosa principale è completare la missione di combattimento". 

Un ordine poco allettante.
AUTUNNO 2024, (UCRAINA).

L’esplosione avvenuta il 15 dicembre vicino al centro commerciale di Dnepropetrovsk, con un morto e quattro feriti, ha attirato l’attenzione dell’intero paese sul fenomeno degli attacchi in strada con miscele incendiarie ed esplosivi. La procura regionale di Kharkov ha riferito il 23 ottobre che quest’anno nella regione sono stati aperti 40 procedimenti penali per l’incendio doloso di 37 veicoli appartenenti alle Forze Armate ucraine o utilizzati dai militari.

La maggior parte degli autori, secondo le dichiarazioni ufficiali, sarebbero reclutati dalla Federazione Russa tramite Telegram.

L’11 dicembre, il portale di notizie di un oligarca agricolo di Kharkov ha riferito che il vice procuratore regionale Alexander Suzy ha scritto una lettera alle scuole di Kharkov, chiedendo di organizzare incontri con genitori e studenti sulla possibile partecipazione dei ragazzi a queste azioni, al fine di controllare la loro presenza nelle classi e il loro tempo libero.

14 DICEMBRE, (UCRAINA).

Il corrispondente militare ucraino Yury Butusov sui dettagli dello “scandalo” nella 155ª Brigata “Anna di Kiev”, addestrata in Francia, il cui comando è stato recentemente rimosso. Lo scandalo è iniziato dopo che l’esercito russo ha sfondato a sud di Pokrovsk. Secondo Butusov, il comando ucraino ha deciso di rimpolpare la brigata con persone reclutate con la forza e senza alcuna formazione adeguata.

“Diverse migliaia di persone sono state arruolate nella brigata letteralmente dalla strada, i cosiddetti “busificati” (gli uomini rapiti in strada dall’esercito con bus e minivan). Queste persone sono state vestite in uniforme ed è stato dichiarato che si trattava di una brigata a tutti gli effetti”. Butusov ha specificato che più di mille persone sono diventate SZCh (“chi abbandona la propria unità senza autorizzazione”). La responsabilità per quello che è accaduto con questi “busificati” è stata attribuita al comandante della brigata, che è stato rimosso”, ha aggiunto.

23 DICEMBRE, (RUSSIA).

Un articolo dell’iniziativa anarco-sindacalista russa KRAS parla delle manifestazioni contro la guerra che si sono tenute in Europa occidentale.

“Nelle ultime settimane si sono tenute manifestazioni contro la guerra in Italia, Germania e Francia. Esprimono solidarietà con fuggiaschi e disertori, contro la repressione che colpisce coloro che non vogliono combattere, e criticano i regimi al potere a Mosca e Kiev. La francese CNT-AIT sostiene le proteste internazionaliste degli attivisti russi e ucraini. In Italia, l’iniziativa anarchica italo-ucraina “Campi Selvaggi” partecipa attivamente alle azioni antimilitariste con trasparenza: “Solidarietà con coloro che disertano la guerra”. Il 30 novembre, i suoi membri sono andati a una manifestazione contro le guerre a Roma, con gli slogan: “Contro la guerra e il genocidio, sabotiamo la NATO”; “Solidarietà con i disertori russi e ucraini, dalla parte di coloro che si ribellano” . Il 2 dicembre è stato organizzato un picchetto davanti all’Ambasciata ucraina nella capitale italiana e nel vicino mercato: “Contro la guerra, che bisogna fare: sabotare e disertare!” ; “Con i disertori russi, con i disertori NATO, il nostro nemico è lo Stato”; “Economia di guerra, disastro nucleare, è venuta l’ora di fargliela pagare”, ecc. Il 19 dicembre i compagni hanno partecipato al blocco della corporazione militare Leonardo SPA a Tessera (Venezia). Un compagno è stato catturato dalla polizia. In Germania, i fuggiaschi dai paesi dell’ex Unione Sovietica sono sostenuti dal movimento locale contro la guerra e pacifista. Il 14 dicembre, a Norimberga, dove si trova l’Agenzia federale per la migrazione e i rifugiati, si è tenuta una manifestazione con la partecipazione di circa 200 persone (…)”.

 

26 DICEMBRE, KIEV (UCRAINA).

Agitazione studentesca all’Università di Kiev contro il divieto di utilizzo di Telegram.

Dal 1° novembre 2024, l’Università Nazionale “Taras Shevchenko” di Kiev ha introdotto il divieto di utilizzo di Telegram sui dispositivi ufficiali degli insegnanti e dell’amministrazione. Questa decisione è diventata parte di un’iniziativa nazionale volta ufficialmente ad “aumentare il livello di sicurezza informatica” nelle istituzioni governative, nonché nelle infrastrutture critiche. D’ora in poi Telegram non potrà più essere scaricato tramite Wi-Fi nei dormitori e nei campus universitari (tuttavia sarà possibile tramite proxy o VPN). Tali restrizioni erano state annunciate a settembre, ufficialmente per “i rischi associati al possibile accesso ai dati personali degli utenti da parte dei servizi speciali russi“.

In realtà la comunicazione continuerà tramite la buona vecchia posta elettronica e i dati personali continueranno a essere elaborati e archiviati sulla base di Russian Optima. D’ora in poi, tutte le informazioni saranno pubblicate nei castelli informatici di Meta – Facebook e Instagram. Tra le alternative di messaggistica vengono prese in considerazione molte applicazioni, il cui requisito principale è semplicemente: non essere Telegram.

Anche l’Università Nazionale di Leopoli, l’Università Nazionale “Yuriy Fedkovich” di Chernivtsi, l’Accademia Kyiv-Mohyla e l’Università “Borys Grinchenko” di Kiev hanno introdotto divieti simili.

28 DICEMBRE, TRANSCARPAZIA (UCRAINA).

Incendio notturno nella città di confine di Chopa: bruciate tre auto delle guardie di frontiera. Un ragazzo è stato arrestato, ha rivendicato l’azione e rischia 10 anni di carcere.

28 DICEMBRE, (RUSSIA).

ll Ministero della Difesa russo ha riferito del completamento della coscrizione autunnale. Sono state richiamate in totale 133.000 persone che, secondo i dati ufficiali non sono state inviate nelle zone di combattimento. La realtà è ben diversa.

L’organizzazione liberal “Idite Lesom” (scappa nel bosco) sostiene di aver supportato per questa nuova coscrizione 4.556 renitenti, il doppio rispetto al 2023. Inoltre riporta le seguenti informazioni:

Raid di massa contro i coscritti: sono stati registrati 170 raid da parte dei reclutatori, il doppio rispetto allo scorso anno. I coscritti sono stati spesso prelevati direttamente dalle loro case o nelle metropolitane di Mosca e San Pietroburgo grazie alle telecamere con riconoscimento facciale e portati al centro per il reclutamento di Ugreshskaya. I poliziotti sono arrivati a fingersi corrieri per consegnare le cartoline di convocazione. I coscritti sono stati costretti con ogni mezzo a firmare documenti e indossare un’uniforme: picchiati, minacciati e tenuti senza cibo né acqua. Gli uffici di registrazione e arruolamento militare hanno inviato SMS con minacce di procedimenti penali.

Per la prima volta, la coscrizione ha colpito i residenti della regione occupata di Zaporozhye.

Il registro elettronico delle convocazioni via Gosuslugi non ha ancora iniziato a funzionare su larga scala, ma è stato lanciato in modalità test nelle regioni di Ryazan, Sakhalin e Mari El. In altre regioni sono state inviate citazioni elettroniche che non hanno ancora valore legale. Il Presidente della Commissione Difesa della Duma, Kartapolov, ha annunciato che il registro sarà effettivo dal 1° gennaio 2025.

Un messaggio internazionalista e antimilitarista dalla Romania.

pubblichiamo questo messaggio che ci è stato mandato dalla Romania in vista del presidio in solidarietà a tutti i disertori del 2 dicembre a Roma.

Un messaggio internazionalista e antimilitarista dalla Romania

Scriviamo questo messaggio nella sera del primo dicembre, il giorno in cui si celebra la festa nazionale della Romania. Un giorno in cui, questanno, sono state organizzate le elezioni parlamentarie, e che si trova tra due elezioni a distanza di una settimana per la presidenza del paese. In questo periodo oscuro per alcuni e pieno di speranze per altri, molti romeni (inclusi quelli della “diaspora”) si sono sentiti chiamati a portare, con il proprio voto, un cambiamento nel governo del paese. Considerate le sofferenze nella maggior parte della popolazione apportate dalla governance di questi ultimi anni, così come il contesto globale caratterizzato da guerre e militarizzazione europea, la società romena ha tutte le ragioni per desiderare un cambiamento del sistema politico. Almeno di quello locale.

Ma il voto si rivela, come sempre, una menzogna, una finzione che i politici (i vecchi e i nuovi) usano abilmente per guadagnarsi legittimità, approfittando di una popolazione sofferente. E il messianismo salvifico di coloro che sembrano vincere queste elezioni, cioè i rappresentanti dell’estrema destra, non è altro che l’esca più velenosa che una società possa ingoiare.

Confini, sovranismo, identità, nazionalismo (con la sua ombra: la guerra), difesa delle tradizioni e del cristianesimo sono proposti come un falso antidoto in un mondo alla deriva. Il nazismo promise le stesse cose. Ma la storia ci ha già mostrato che queste medicine prescritte hanno effetti collaterali incompatibili con la vita stessa, criminali: cioè isolamento, militarizzazione nazionalista, sfruttamento “sovrano”, xenofobia e razzismo, discriminazione, sterminio.

In queste elezioni, molti romeni hanno votato proprio coloro per i quali fascismo, nazismo e legionarismo rappresentano modelli di sviluppo spirituale, economico e culturale. Per la carica di presidente della Romania si è presentato uno per il quale l’acqua non è H2O e i criminali fascisti e legionari come Antonescu e Codreanu dovrebbero essere considerati eroi nazionali. E ha preso la maggior parte dei voti nel primo turno.

Un posto di primo piano nel parlamento romeno spera (e sembra averne le possibilità) di occuparlo il partito di estrema destra AUR, il cui “interesse strategico” nazionale è lo sviluppo del “capitale autoctono”. Cioè lo sfruttamento con manodopera in camiccia nazionale. Ma coloro che lavorano in altri paesi capiscono di avere più in comune con un lavoratore italiano, marocchino, albanese, moldavo, ucraino che con coloro che ci pagano lo stipendio, indipendentemente dalla loro nazionalità.

Un imprenditore tedesco o italiano non è migliore di uno romeno solo perché è “occidentale”. Così come quello romeno non è migliore degli altri solo perché è “uno di noi”. Tutti hanno gli stessi interessi. Ed i veri problemi, come la disuguaglianza economica, la divisione sociale, gli interessi finanziari e politici dei governanti, sono nascosti sotto discorsi patriottici. La classe dei politici, delle grandi aziende, del capitalismo finanziario locale o internazionale, non ha che da guadagnare dallo scontro tra i più deboli, incitando gli uni contro gli altri (non è forse la “diaspora” la più criticata da coloro che sono “rimasti a casa” ogni volta che ci sono le elezioni?).

Come è il padrone così è la guerra. Come i grandi imprenditori (e gli Stati che questi guidano) hanno gli stessi interessi, così nessuna guerra può essere più giusta di un’altra. Quando un partito “patriota” dice “vogliamo la pace”, in realtà dice “Vogliamo dare piu vitalita alle imprese nazionali nel settore militare”, vogliamo “investimenti nella creazione di unità produttive per la NATO” (citazione dal programma AUR). Questo significa per loro la pace: fabbriche, armi e uniformi tricolori. Ma la morte di che colore è?

Le vittime della guerra siamo tutti noi, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione, dall’etnia, dall’orientamento sessuale o di genere. Chi è più o meno vicino alla linea del fronte non potrà che essere solidale, sostenendo chiunque sia costretto a combattere contro un aggressore. Ma forse proveremo una passione ancora maggiore per tutte quelle persone che decidono e riescono a fuggire dalle grinfie delle milizie, rifiutando di sacrificare la propria vita per la “patria” e la “nazione”. I più umili sono sempre stati chiamati dai governanti degli Stati, siano essi più o meno “sovrani”, a sacrificare la propria vita nei giochi delle classi politiche autoproclamatesi “patriottiche”.

I più umili, indipendentemente dalla provenienza, italiani, ucraini, russi o romeni, sono esortati (alcuni addirittura obbligati) a credere e rispondere alla chiamata del sacrificio e del crimine in nome di un bene supremo nazionale, sovrano. Partiti come AUR e SOS Romania, e politici come Georgescu, Simion, Sosoaca e altri legionari fascisti ci dicono che un imperialismo da ovest è cattivo, ma uno da est è buono. Noi diciamo che tutti gli imperialismi meritano la stessa condanna e come tali devono essere combattuti. E nel caos assordante delle guerre, l’unica risposta degna di umanità e giustizia può essere data solo dalla nostra voce, di coloro che sono chiamati al sacrificio, indipendentemente dal paese in cui siamo nati.

L‘unica risposta: solo la voce della solidarietà attiva, complice con chiunque (fosse dell’Ucraina o della Russia) si rifiuta di credere nella guerra e nel crimine. Una voce che lotta per un mondo senza confini. L’unica risposta è la voce che grida in tutte le lingue

Guerra alla guerra e a chi la allimenta!

Solidarietà internazionalista con tutti i disertori!

(un colettivo antiautoritario dal NE della Romania)

Qui la versione in romeno: apeldelaest